Una malinconia mi pervade: non voglio che questa estate, iniziata così tardi e a rilento, abdichi già alla stagione più triste dell'anno.
Quattro giorni di riposo, proprio all'inizio del mese dell'autunno... settembre...
Quattro giorni di riposo assieme a Francesco...
Quattro giorni di riposo da trascorrere in quella terra che, per quest'anno, non mi ha ancora vista sua ospite... e che mi manca da matti... la "mia" Grecia.
Appena rientrata dalle ferie in Sardegna, mi salta davanti agli occhi un biglietto a tariffa staff per Mykonos alla modica cifra di 22 euro.
Lo afferro al volo, e ne faccio una carta d'imbarco di sola andata per me e Francesco.
Da quel giorno di giugno, inizia il calvario...
Accessi costanti al sito web riservato ai dipendenti per verificare la presenza di un biglietto staff anche per il giorno di rientro dall'isola... ma il nulla....
Oltre due mesi e mezzo di accessi giornalieri, fino a 4/5 volte, per riuscire ad accaparrarsi un posto (non per forza in prima fila) sul volo del desiderio...
Ma la data della presunta partenza si avvicina, e la situazione è ancora intatta... 300 euro a capoccia per poter rientrare da Mykonos... da devolvere alla compagnia per cui lavoro...
Idea folle, malsana, insensata... che la sera del 31 agosto, alla vigilia della nostra presunta partenza, viene definitivamente accantonata...
Per quest'anno, la Grecia non s'ha da fare... niente biglietto di rientro, niente viaggio d'andata...
Dove andare, dunque? Cosa fare? Restiamo a Gallarate? Ecco, lo sapevo io.... non dovevo prenderlo quel giorno in più da attaccare ai miei riposi...
Poi, finalmente la lampadina nel cervello a criceto-reazione del mio fidanzato: prendiamo la macchina e andiamo...
Dove?
Non importa... basta che andiamo...
Campagna?
Ok, affare fatto....
Ci troviamo, così, ad improvvisare un bagaglio a testa e, afferrata la nostra nuova "compagna di giochi" Parikia (finchè non troverò il coraggio di adottare un suo fratello in carne e ossa), dirigiamo Abarthina alla volta dell'Emilia Romagna...
Sono già le 19 del 31 agosto: stabiliamo che la prima tappa di questo viaggio itinerante sarà nei pressi di Piacenza.
Per strada stabiliamo anche il tema di questa fuga di 3 giorni: non può che essere a sfondo gastronomico...
La nostra prima sosta notturna, e scorpacciata di delizie emiliane, ci vede ospiti della:
LOCANDA SIDOLI
Di passaggio per un tour che ci vedrà successivamente ospiti nella provincia di Parma, scegliamo di soffermarci per una notte in questa locanda, e usufruire del suo ristorante che, dalle recensioni, sembra faccia un'ottima cucina casereccia. All'ingresso della reception veniamo accolti (ma sarebbe, forse, meglio dire NON accolti) da un'impiegata di origini straniere, coinvolta in una conversazione telematica con qualche amico/parente su skype.
Di passaggio per un tour che ci vedrà successivamente ospiti nella provincia di Parma, scegliamo di soffermarci per una notte in questa locanda, e usufruire del suo ristorante che, dalle recensioni, sembra faccia un'ottima cucina casereccia. All'ingresso della reception veniamo accolti (ma sarebbe, forse, meglio dire NON accolti) da un'impiegata di origini straniere, coinvolta in una conversazione telematica con qualche amico/parente su skype.
Nulla di male, per
carità... se non fosse che di fronte ad un nuovo cliente (o un
"vecchio" cliente di rientro da un giro) sarebbe sempre
carino congedarsi dalle proprie attività personali e sfoderare un
accogliente sorriso di benvenuto.
Ancora peggio, se possibile,
l'accoglienza riservataci dall'uomo che la ragazza va a chiamare
subito dopo il nostro ingresso alla reception. Questo signore ci
consegna nella più totale freddezza la chiavi della nostra camera,
indicandoci il piano, ma senza un minimo accenno alla possibilità di
usufruire dell'ascensore alle nostre spalle... che io vedo soltanto
una volta giunta, a piedi, alla rampa di scale del primo piano.
Di
un sorriso, nemmeno a dirlo, neanche l'ombra.
La nostra camera è
una di quelle all'ultimo piano mansardato, col
numerino attaccato su un foglio di carta. Un pò di timore iniziale
nell'aprire quella porta (per via dei commenti di altri lettori),
completamente dissoltosi nel vedere l'ampiezza della camera e il
gusto dell'arredamento moderno.
E' vero, in bagno si va senza
alcuna tenda apposta sulla piccola finestrella... ma credo si possa
sopravvivere :)
La cena racconta di un'esperienza notevolmente
diversa dalla precedente scarsa accoglienza: la ragazza che serve ai
tavoli è molto gentile, nonostante l'attesa sia abbastanza lunga.
Scegliamo di cominciare con un antipasto a testa: non l'avessimo
mai fatto! Le porzioni sono abbondantissime, e sarebbe stato
sufficiente dividerne uno in due.
Lo gnocco è fritto in maniera
leggera e saporita, il tortino con cipolle mascarpone e gorgonzola è
molto gustoso, ma mangiarne uno intero a testa ci riempie già prima
di cominciare...
Procediamo dividendo un piatto di tortelli
ripieni d'anatra al sugo di funghi porcini e la faraona ripiena.
Nulla da eccepire, tutto è molto delizioso.
La scarsa
accoglienza, però, torna protagonista l'indomani in occasione della
nostra prima colazione. Ci viene dato un orario, che rispettiamo
ampiamente, e per le 9 siamo seduti in sala.
Nessun tavolo è
apparecchiato, sembra che tutti siano stati già utilizzati da altri
clienti e mi accomodo in uno a caso.
Sul tavolo principale, una
caraffa con dei rimasugli di succo d'arancia, una brioche e un
muffin, che viene prontamente agguantato da un altro cliente seduto
al tavolo di fianco al mio.
Su un cestino delle fette biscottate
confezionate e, accanto, dei barattoli di marmellata.
Aspetto
qualche minuto, ma nessuno viene in sala per apparecchiare il tavolo
o quanto meno chiedere cosa prendere da bere.
Mi alzo e vado nella
saletta accanto, dalla quale provengono voci, e attraggo l'attenzione
della signora che credo sia la proprietaria. Gentilmente, mi invita
ad accomodarmi su un tavolo a caso e le chiedo un tè. Un'altra
ragazza spunta un attimo dopo per prendere la caraffa e riempirla con
dell'altro succo d'arancia.
Nessuno, però, che venga a portarci
le posate e i piattini per la colazione. Subito dopo il mio tè
spero, almeno, che qualcos'altro venga aggiunto al tavolo della
colazione: altri muffin, brioches o magari il burro da spalmare sula
fetta biscottata.
In realtà, nessuno sembra accorgersi di ciò che
manchi, perciò finiremo per accontentarci di ciò che rimane.
Resta
che, gestione familiare o meno, un minimo di calore e attenzione in
più da riservare al cliente, anche quello di passaggio, sia cosa ben
gradita.
La mattina seguente dirigiamo Abarthina verso i colli e le vallate di cui questa regione è stra colma, improvvisando un itinerario a caso, che ci conduce nella città culla della lavorazione del prosciutto di Parma: siamo a Langhirano, ma nel pomeriggio di una domenica di inizio settembre.
Tutto attorno è chiuso: salumifici, prosciuttifici, caseifici, negozi e quant'altro.
Non vogliamo mica andar via da questo paradiso gastronomico senza prima aver assaggiato qualcosa, e magari acquistato un souvenir per le pance nostre e dei nostri amici!
Decidiamo, così, di restare in zona per il resto della giornata, per poter dedicare il Lunedì mattina seguente ai nostri acquisti.
L'idea è quella di trovare un b&b dove potersi rilassare in questa calda domenica d'agosto.
Ciò che troveremo supererà decisamente qualsiasi aspettativa, e sarà la chiave per un pomeriggio ricco di eventi... e qualche degustazione!
B&B CANCABAIA
Sentirsi a casa è dir poco.
La visita al caseificio merita un'attenzione degna di nota particolare. Sentirsi a casa è dir poco.
Non ci sono molte parole per spiegare il calore
e, al tempo stesso, la professionalità di Bruno e Simona
nell'accoglierti come ospite del loro b&b... ma sarebbe meglio
dire della loro famiglia.
Appena giunti in questo splendido borgo
campestre della provincia di Parma, a due passi dai prosciuttifici di
Langhirano, Simona ci apre le porte della sua cascina offrendoci
succhi di frutta e acqua per rinfrescarci, nell'attesa che suo marito
finisca di preparare la camera riservataci.
Tra una chiacchiera e
l'altra, ci offre anche un assaggio della torta sbrisolona preparata
per la colazione di quel giorno.
Le chiediamo suggerimenti sul da
farsi, dato che abbiamo davanti tutto il pomeriggio di una splendida
giornata di sole.
Lei ci consegna una marea di depliant su musei
del cibo e attrazioni turistiche, seguita dai suoi personali e
preziosi giudizi. Optiamo per una visita al museo del prosciutto a
Langhirano e il castello di Torrechiara, ma prima le chiediamo se sia
possibile visitare il caseificio che sta proprio di fronte alla loro
casa.
Gentilmente, Bruno (il marito) si offre di farci da guida in
questo viaggio alla scoperta della produzione artigianale del
parmigiano reggiano: dallo stanzino per la lavorazione del latte a
quello della conservazione delle forme in salamoia, fino al magazzino
per la stagionatura, è un'esperienza in crescendo che ti fa venir
voglia di mettere le mani (e i denti) su uno di quei preziosissimi
cerchi dorati.
Per la cena seguiamo i loro suggerimenti, sia in
merito al locale che, nello specifico, ai piatti della tradizione
locale. E non possiamo sbagliare...
La colazione al mattino è un
tripudio di sapori e colori, qualcosa che -negli oltre 10 b&b
visitati negli ultimi mesi di questo 2013- non ha eguali: torte fatte
in casa, muffin, creme spalmabili, marmellate, biscotti, croissant,
burro e latte freschi e l'immancabile assaggio di quel parmigiano
reggiano del caseificio di fronte, che ci fa venire voglia di tornare
sul posto il giorno dopo, di rientro dal nostro piccolo tour di tre
giorni, per acquistarne un pezzo da portare via con noi.
Cosa dire
sulla camera? Ampia, profumo di pulito e un bagno che, sebbene
esterno ma ad uso privato, ospita differenti flaconi di shampoo e
bagnoschiuma. Cosa, purtroppo, sempre più rara in qualsiasi
struttura ricettiva, che sia classificata come b&b o come albergo
vero e proprio, dove ad accoglierti trovi, quando va bene, una
piccola saponetta da viaggio.
La serenità trasmessa da questi due
fantastici coniugi e la passione investita nel proprio lavoro hanno
soltanto pochi eguali: : solo una notte in questo posto per esserne
completamente rapita.
Bruno è uno dei contribuenti alle quote latte di questo caseificio, grazie alle sue due belle mucchine.
Ciò fa si che abbia un contatto ravvicinato col casaro, e possa chiedergli di farci visitare questo suo piccolo regno.
La lavorazione del formaggio si effettua al mattino: adesso sono neanche le 15, e tutto tace.
E' il momento ideale per una visita guidata al regno della produzione del Parmigiano Reggiano...
Quello fatto con passione e dedizione...
Quello fatto come una volta: a mano, e curato in ogni sua singola forma...
Tutto, nel laboratorio, trasuda di cura e attenzione: dalle vasche per la scrematura del latte agli arnesi per la sua lavorazione con il caglio.
Fino ad arrivare ad un piccolo deposito "temporaneo": il posto in cui il prodotto ottenuto in ogni singola caldaia di rame assume la sua forma circolare... fino a diventare una forma di parmigiano reggiano.
Qui si spazia dal prodotto, ancora liquido e tiepido, ottenuto la mattina e appena riposto in canovacci all'interno di apposite forme circolari, alle forme (ormai acquisite) immerse in acqua e sale, e rivoltate giornalmente fino a farne insaporire la pasta e iniziarne la stagionatura.
E' nel magazzino a fianco che ciascuna delle forme di questo preziosissimo tesoro gastronomico riposa per un periodo minimo di 12 mesi, fino al momento della sua marchiatura a fuoco come prodotto originale approvato dall'apposito consorzio.
Ed è qui che rimane per altri 12 mesi e più, fino a giungere nelle nostre tavole con una stagionatura finale che mediamente va dai 24 ai 36 mesi.
L'odore all'interno del magazzino di deposito è forte, e anche nauseante: è quello della crosta che avvolge il formaggio... lo stesso che sentirete aprendo una confezione di mix di formaggi grattugiati acquistata al supermercato.
Ma la vista... quella viene ampiamente ricompensata... assieme all'acquolina...
Con orizzonti ampliati e depliant alla mano, fornitici da Simona, decidiamo di pianificare il resto del pomeriggio, rivolgendo le attenzioni all'altro sovrano indiscusso di questa ricchissima terra di sapori e cultura gastronomica: il prosciutto di Parma.
Prodotto a Langhirano, ma erroneamente denominato Parma (a causa di un'assoggettamento generale del nome alla provincia di produzione, piuttosto che al suo specifico luogo di nascita), è ciò che di meglio si accompagna ad un tocco di parmigiano reggiano con grissino.
Chiamarlo "Parma", per i Langhiranesi è un affronto: sarebbe come chiamare Udine il prosciutto San Daniele.
Fatto sta che la provincia ha avuto la meglio, e oggi tutto il mondo conosce la meravigliosa fragranza e il profumo di questo prosciutto appena affettato, dal sapore più dolce del "rivale" San Daniele.
Il museo del prosciutto, a Langhirano, accoglierebbe anche orde di turisti e di curiosi affezionati... se non fosse, però, eccessivamente "italiano" nella sua impostazione di base, rigida e descrittiva:
Avrebbe
le potenzialità per attrarre gente da tutte le parti del mondo,
eppure si perde in un bicchiere d'acqua.
Dagli orari d'apertura,
limitati al solo fine settimana, al percorso in sè e per sè:
descrittivo all'ennesima potenza e poco interattivo.
Sarebbe bello
poter dettagliare ciascuna delle fasi della lavorazione del
prosciutto con un maggior numero di video o esperienze di
laboratorio, e invece ci si perde negli innumerevoli pannelli del
percorso totalmente impersonali e asettici.
Solo due i video in
proiezione, di cui uno senza audio alcuno: peccato, sarebbe il video
potenzialmente più interessante ma non fruibile attraverso il solo
scorrere delle immagini.
Interessante la degustazione di prosciutto
al termine della visita al museo, dal costo differente in base alla
tipologia richiesta: si parte da quella base a 6 euro, che prevede un
piatto di prosciutto di parma accompagnato da pane e una bevanda a
scelta tra vino o acqua.
A pochi chilometri da Langhirano, il castello di Torrechiara ci aspetta per un tuffo tra i suoi soffitti ampiamente affrescati e le sue terrazze rivolte al verde dei campi.
Ciò che ci sorprende di questa passeggiata, al di là del castello, è proprio il borgo in sé e per sé: due stradine a ciottoli scorrono lungo le mura del castello, e forme di vita sembrano affacciarsi dalle finestre dei vecchi palazzi, quasi a ricordare che in Italia esistano anche forme di vita nei borghi più sperduti e al tempo stesso affascinanti di questa penisola.
Il paragone col borgo di Candelo è d'obbligo... e per chi di voi, specialmente i colleghi naviganti, non sappia di cosa stia parlando, una ricerchina sul web e una visita a questo splendido borgo della provincia di Biella diventa un must (http://www.borghitalia.it).
Il rientro in agriturismo ha un pò il sapore del rientro a casa, da familiari.
Ad accoglierci Max, un simpatico meticcio con la mania di dare la zampa tenendo avvolta la tua mano finchè tu non sia il primo a stancarti...
Lascio Francesco in compagnia di Bruno e Simona, mentre mi preparo a fare ciò che più tormenta le mie giornate: la doccia comprensiva di lavaggio di capelli.
Davvero, non si può spiegare la noia che una simile attività porta all'interno della mia vita: attimi eterni persi senza un palese motivo...
Prima o poi, mi darò allo shampoo secco!
Terminato il calvario, Francesco mi annuncia il posto in cui andremo a cenare a base di cibo locale, su suggerimento dei fantastici gestori di questo B&B... Nemmeno a farlo apposta, questa trattoria si chiama proprio CAPELLI:
Ci
siamo recati in questa trattoria, quasi dispersa nel nulla, su
suggerimento dei gestori del nostro b&b, che ci avevano
caldamente raccomandato anche alcuni dei piatti da assaggiare.
La
strada che da Lesignano porta alla piccola frazione di Rivalta ha già
in sè un fascino immenso: tra il verde e il dorato dei campi
tutt'intorno, in questo sali/scendi di stradine che si arrampicano su
per le colline della zona.
La trattoria passa quasi inosservata,
in uno splendido palazzo con cortile della frazione di
Rivalta.
L'accoglienza è un pò fredda e distaccata, ma nonostante
le "distanze", marito e moglie riescono a soddisfare la mia
voglia di birra ponendo una lattina nell'abbattitore per qualche
minuto.
L'immagine della vecchina all'ingresso che lavora e stira
la pasta, e l'odore che si sparge nell'aria ti dà l'idea di essere
finita davvero nel posto giusto.
Le fette di polenta fritta che
accompagnano l'antipasto di salumi sono squisite: provatele
spalmandoci sopra la crema di lardo e aglio che vi verrà servita
congiuntamente...
Come primo piatto, per evitare di riempirci da
star male, abbiamo optato per un bis di primi da dividere in due: una
porzione più che soddisfacente di 5 grossi ravioli di patate in sugo
di pomodoro e soffritto di verdure, affiancati da una porzione (mini,
a detta del signore che prendeva le ordinazioni ai tavoli... ma
tutt'altro che mini) di tagliatelle al ragù di fagiano..
A
seguire, un secondo (sempre da dividere in due) di coniglio alla
cacciatora con polenta, che a detta dei gestori del nostro b&b è
una loro specialità, cucinata secondo le antiche tradizioni del
posto.
Meno deliziosi i dolci, rispetto alle aspettative: nel
complesso, comunque una cena squisita, seppur nella semplicità di
ingredienti come soffritto e pomodoro... a dimostrazione che quando
in cucina si sa fare il proprio mestiere, non occorre l'utilizzo di
panna e salse simili per amalgamare anche il piatto più semplice.
Bruno ci confessa di avere in casa tre forme di questo parmigiano, ma non ci sentiamo di acquistarne già una, dal momento che saremo ancora in giro per tutta la giornata e parte della giornata successiva, senza avere la possibilità di tenerlo refrigerato.
Restiamo, così, per ripassare da casa loro l'indomani, il martedì, in modo da mettere le mani su uno di quei preziosissimi pezzi prima di rientrare definitivamente a casa.
La destinazione di oggi è Casola Valsenio, un paesino sconosciuto ai più, anche alla gente locale. Ma che da qualche parte sul web ho letto essere il punto di partenza per la cosiddetta "strada della lavanda". Un percorso automobilistico tra piante di lavanda che dovrebbe, in piccolo, evocare i paesaggi della Provenza.
La strada per arrivare è lunga: bisogna scendere quasi fino all'Adriatico, e svoltare all'interno all'altezza di Castel Bolognese.
Purtroppo, la triste sorpresa è la totale assenza di fiori ai bordi delle strade: devono aver già pensato a recidere gli steli per ricavarne essenze, profumi, sacchetti e quant'altro.
Tutto ciò che resta di questa lavanda in fiore, sono solo i cespugli... Grezzi e disordinati, come da manuale...
Non mi resta che ammirare i cespugli fioriti all'interno del GIARDINO DELLE ERBE, un oasi di piante, fiori ed erbe officinali ad accesso gratuito.
La strada di rientro ci vede fare una capatina a Dozza, piccolo borgo medievale appena fuori Imola, eletto come uno dei più belli d'Italia.
La piadina che assaggeremo come spuntino non ci soddisfa particolarmente: ma il bar sulla piazza è l'unico aperto, e non abbiamo alternative.
Sulle panchine all'ombra degli alberi davanti alla rocca scegliamo la sistemazione per la notte, che ci vedrà ospiti dell'agriturismo CA' MARSIGLIA:
Splendido
casale in mezzo alla campagna di Carpi, arredato con gusto e gestito
da una signora che sfodera il suo splendido sorriso per farti sentire
a casa.
Unici ospiti a prenotare per una notte di passaggio, ci
viene riservata la camera Fiordaliso, finemente arredata con un letto
a baldacchino.
La signora mette praticamente tutta la casa a
nostra disposizione, mostrandomi anche il frigo in cucina per poter
conservare il dolce da portare, successivamente, a casa di alcuni
miei amici per cena.
La campagna circostante si offre ad una
splendida passeggiata tra canneti e piante di frumento, fino a
giungere alla vicina pista ciclo pedonale. Nel mezzo, potrete
imbattervi nelle esercitazioni di un ragazzo che addestra cani per
greggi di pecore. Esperienza interessantissima.
Recentemente
ristrutturato, a seguito della tragedia tristemente nota a tutti,
come quella del terremoto, e consigliato a coloro che abbiano voglia
di riempire il proprio cuore con gli insegnamenti di forza e coraggio
di chi non ha mai perso il sorriso e la spontaneità di
un'accoglienza.
situato a Cortile di Carpi, ci attrae nella semplicità della campagna circostante... e la voglia di immergersi tra le piante di frumento e i canneti prende il sopravvento sul ricordo della precedente esperienza sarda, che ci ha visti dispersi al tramonto in mezzo ai campi.
Vorrei che questa passeggiata non finisse mai... però è ora di andarci a preparare. Ci aspetta una cena che, per me, ha un valore importante: dopo 8 anni rivedrò una mia cara collega di università, e non sto più nella pelle.
Tante cose sono cambiate dal nostro status di studentesse universitarie: so che mi accoglierà moglie e mamma di 3 splendidi bimbi.
La cena è a Medolla, uno dei paesi dilaniati dal terremoto: per fortuna, lungo la strada, nulla si evince. A parte qualche capannone industriale diroccato e ridotto a macerie: scopriremo essere proprio quelli che hanno regalato la morte ai tanti operai in turno quella dannata notte.
Sara mi accoglie nel suo splendido nido, costruito assieme a Vittorio e abitato da Giada, Davide e la piccola Serena.
L'immagine è quella di una famiglia semplice e serena: gli studi universitari sono lontanissimi ricordi.
Semmai un giorno dovessi costruire una famiglia tutta mia, mi piacerebbe che ricordasse anche un solo pezzettino quella di Sara.
Martedì, ultimo giorno di questo "weekend da naviganti": per i "volatili" come noi, qualsiasi blocco di off costituisce un weekend... indipendentemente dal giorno della settimana in cui cada... meglio se lontano dal tradizionale fine settimana.
Il programma della giornata prevede ancora degustazioni... il mio stomaco non ce la fa più... Sono un'ottima forchetta, ma non riesco a reggere certi ritmi: questa cucina mi sfianca, sembra quasi più grassa di quella sicula...
Ne ho fin sopra i capelli, ma non riesco a rinunciare ad una degustazione di prosciutto di Parma in quel di Langhirano.
Bruno ci ha messo in contatto con dei suoi cugini che lavorano all'interno di uno stabilimento in cui si disossano prosciutti: ci viene mostrato un video che ripercorre tutte le fasi della lavorazione del prosciutto, dall'uccisione del maiale (immagini che fanno rabbrividire....) alla disossatura.
Al termine di questa "lezione" veniamo accompagnati all'interno di un piccolo stanzino in cui ci servono un piatto di prosciutto, coppa e salame, accompagnati da un tocco di parmigiano reggiano. Per finire, una fetta di torta al cioccolato, che si sposa benissimo con i nostri stomaci satolli e ormai sfiniti da giorni di frenesie.
Non ci resta che tornare da Bruno e Simona per acquistare il nostro bel pezzo di parmigiano, e tornare in terra padana. Purtroppo, nessuno dei due è in casa al momento del nostro passaggio, e il casaro è appena andato via chiudendo laboratorio e bottega. Dobbiamo aspettare l'orario di riapertura, così decidiamo di andare a spasso per le colline circostanti, ripercorrendo la panoramica strada
che collega Lesignano a Rivalta, e spostandoci poi fino a Felino.
Il museo del salame è chiuso: apre solo uno o due mesi l'anno, e su prenotazione... come, del resto, il castello che lo ospita al suo interno...
Ecco perchè questo Paese non va mai avanti...
Alle 15 ripassiamo dal caseificio di Lesignano e troviamo il nostro pezzo ad attenderci: è l'unico rimasto, stagionatura di 36 mesi... avrei preferito un pezzo più "giovane", ma tocca accontentarsi.
In macchina assieme ad un pezzo di Parma acquistato al salumificio, all'espressione beata di Parikia che guarda fuori dal finestrino e ai nostri stomaci sazi e contenti si rientra in terra Gallaratese.
L'obiettivo è quello di una dieta purificante per le prossime 48 ore... provate anche solo ad immaginare se sia stato minimamente raggiunto.
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