Leggere di una divisa appena ritirata e un guardaroba che, pian piano, si tinge di rosso e grigio…
… della prima chiamata di riserva per un volo davvero speciale, unico nella vita…
… di una città, come New York, che nel caos disciplinato delle sue strade pian pianino ti entra dentro…
"Tra cielo e mare", in eterna sospensione tra l'azzurro di un cielo che, oltre le nuvole, proprio sopra la coda di un Airbus, regala sempre l'emozione di uno splendido sole, e le acque di un mare ferme a lambire la mia terra d'origine e le splendide destinazioni dei miei viaggi.
Il pezzo che, maggiormente, cattura la mia attenzione è l'omaggio all'aeroporto che, per primo, ha da sempre accolto i miei tanti spostamenti.
E' in quel pezzo che si racchiudono le emozioni e le sensazioni legate al viaggio… perché viaggiare vuol dire allontanarsi, oppure riavvicinarsi…
1
maggio 2008, ore 16:35
Sono
seduta di fronte al varco "Arrivi". Intorno a me una marea
di gente.
Baci,
abbracci, sguardi felici, fieri di far ritorno a casa (tanti gli
studenti fuori sede, che mi sembra di scorgere tra la gente), o
desiderosi di un periodo di pace in un'isola ridente.
Il
concetto dell' "arrivo a Catania" è sempre stato fonte
d'ispirazione, per me.
Sono
atterrata in tanti aeroporti... italiani ed esteri.. ma la festa che
si celebra all'aeroporto di Fontanarossa è un rituale magico e
unico.
Il
varco "Arrivi" è chiuso alla vista delle persone che
popolano la sala d'attesa; solo due porte scorrevoli si aprono al
passaggio di ogni singola persona che abbia già ritirato il proprio
bagaglio dal nastro, rivelando di volta in volta alle persone in
attesa un piacevole effetto sorpresa..
Quasi
un "totoscommesse sul vediamo chi esce ora"…
Quando
quelle porte pian piano si aprono, si viene letteralmente avvolti da
un bagno di folla, e si percorre il piccolo sentiero obbligato sotto
lo sguardo di gente in preda ad un'attesa trepidante, e sorrisi
stampati su volti eccitati e gioviali.
Sembra
quasi di percorrere la passerella per la prima di un film, o per una
sfilata di moda, sotto al calore dei flash provenienti dagli sguardi
incuriositi dei presenti.
E, una volta individuati i propri cari in
mezzo al serpentone di gente, ci si inchioda bloccando -quindi-
l'intera fila alle proprie spalle per concedersi a baci, abbracci,
saluti struggenti, che proseguono poi al di là del piccolo percorso
obbligato, dissolvendosi pian piano tra la folla.
Piace
a tutti sentirsi per un attimo dei "vip", quando la porta
si spalanca e si viene espulsi all'esterno, in mezzo a decine di
occhi che ti guardano incuriositi e trepidanti.
Piace
perdersi nei saluti, in quelle espressioni colorite che solo un
popolo come il mio a volte è capace di inventare.
E
piace a me osservare... e pensare di essere proprio io, nel mio
piccolo, con il lavoro che faccio, uno dei vettori di tali
ricongiungimenti.
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