La città ci accoglie con i suoi negozi
aperti e un leggero venticello.
Decidiamo di ripararci all'interno
del Mall... ma probabilmente è solo una scusa per poter fare un po'
di shopping al femminile.
Mi muovo estasiata tra gli scaffali di
shampoo, bagnoschiuma e prodotti per l'igiene in generale... Non che
non sia abituata ad utilizzarli... ci mancherebbe solo questo! E' che
non sono avvezza a visualizzare quei prezzi... Per intenderci, tre
pacchi di salviette struccanti a £ 1 (non l'uno, ma tutti e tre!),
fazzoletti a 0.59 p (l'intera stecca), prodotti per l'igiene orale a
poco meno di £ 2 (avete presente il mega bottiglione di
Listerine??!)... avrei acquistato una valigia solo per poter
riportare indietro tutto questo...
Finalmente, trovo anche l' “oggetto
dei miei desideri” da un po' di tempo a questa parte: la borsetta
frigo da portare a lavoro, per poterci mettere le mie varie fonti di
gratificazione nelle giornate infinite, e apprendo inoltre che il suo nome non sia “cool bag”, ma “lunch bag”... ricordatelo nel caso
doveste averne bisogno, altrimenti tornerete a casa con un rotolo di domopak...
Francesca, una collega fanatica di
Londra e dintorni, e frequentatrice d'assalto del Body Shop in quel
di Luton, è il mio cicerone... e, in quanto tale, decide che -in
questo giro di esplorazione della città- io non possa omettere la
visita al negozio di American Nail Art, situato nella piazzetta dei
taxi.
L'ingresso al negozio è a dir poco
vertiginoso: niente scale, dirupi o cose del genere... però
entrateci e capirete... decine di testoline vietnamite schierate
dietro piccoli banchetti con altrettante clienti, e nell'aria un
olezzo pesantissimo di smalti e laccature varie... insomma, da
capogiro.
Aspetto Francesca fare la manicure
seduta in un angolino, e attenta osservo la ragazza di fronte a me
che, munita di un arnese tipo cotton fioc, spalma la cera attorno
alle sopracciglia di una giovane cliente... e via con uno strappo
secco e risoluto... Decido che nella mia vita non farò mai la
ceretta alle sopracciglia...
Francesca rispunta all'orizzonte con le
sue nuove unghie, orgogliosa dei suoi £ 8, e lentamente decidiamo
cosa fare per cena. Uno dei motivi per cui mi trovo a Londra,
dichiaro, è la pizza di Pizza Hut. Non vogliatemi male, per
carità... Ma adoro quella pasta alta e al tempo stesso croccante,
servita nella teglia con la sua palettina... e Francesca sogna di
poter riassaggiare un bordo ripieno di formaggio. Così, non esitiamo
un attimo a fermare un gruppo di ragazzi per strada e chiedere loro
indicazioni circa il ristorante più vicino, e salite sul taxi ci
dirigiamo poco fuori Luton alla ricerca del cappello rosso e
dell'esperienza “extrasensoriale” di una pizza American style.
La giornata si conclude di rientro in
hotel, con la consapevolezza che, talvolta, i pregiudizi non sempre
restino soltanto tali... Luton è così come credevo che fosse,
niente di entusiasmante o di particolarmente scenico... ma, per lo
meno, sono riuscita ad evadere un paio di ore dal quartiere hangar e
a respirare un'aria non di solo cherosene.
La sveglia alle 6:45 è già puntata
sul mio cellulare... e quando un timido sole fa capolino nella
finestra della mia camera, quasi dimentico di essere qui. La giornata
si prospetta molto lunga, e sono sicura che l'Academy ci inghiottirà
totalmente tra le sue viscere (le tristissime classi stile
bunker, senza finestre), che quando riemergeremo il sole sarà già
andato via.
In effetti, alle 10 del mattino le
tenebre han già preso il sopravvento su quel pallidissimo chiarore,
e un vento rigidissimo spiega il perché ai bordi delle strade sia
ancora tutto innevato.
La pausa nella nuova canteen ci
entusiasma di più, se non altro per l'ampiezza dello spazio e per la
maggiore possibilità di scelta dei panini, ma 45 minuti sono troppo
pochi per un break che possa rifocillare anche le cellule sature del nostro cervello... e, al tempo stesso, sufficienti a ricordarti quanto sia di gran lunga auspicabile essere
chiamati per un RT a Londra Gatwick piuttosto che a Luton.
Fortuna vuole che i trainer oggi si
sentano di un'umanità ineccepibile, così che alle 16 si chiuda
bottega e si rientri in hotel per una doccia bollente, al fine di
togliersi dalle ossa il gelo pungente di questo fastidiosissimo
vento.
E' la serata del ristorante thailandese
o libanese... c'è ancora incertezza sulla questione, probabilmente
il flusso di aria calda del phon ci aiuterà a fare chiarezza... e a
svelarvi, successivamente, l'esito della nostra scelta... perciò,
restate connessi!
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