La proposta circa il ristorante
Libanese resta in minoranza, perciò mi accingo mentalmente ad
un'altra delle “cene sociali” della mia vita, cioè una di quelle
serate in cui vai fuori con gli amici (in questo caso i colleghi)
solo per stare in compagnia, senza però condividere con gli altri
commensali i piaceri della tavola (ahimè, che sofferenza!).
Non è un mistero, infatti, la mia
scarsa passione per tutto ciò che contempli la cucina indiana o
thailandese, poco avvezza -come sono- al sapore e, ancor meno,
all'utilizzo del cumino e del coriandolo. Nella cucina thailandese,
la lemongrass -un'erbetta dal pungente sapore di citronella- mi porta
ancora di più a desistere dal gustare quello che, altrove, si
rivelerebbe un soddisfacente piatto di noodles, ripiegando su quegli
intrugli a base di latte di cocco, panna e nocciole dal sapore, poi,
quasi sempre indefinito.
Ma a Londra non esiste un sapore che
possa essere definito come propriamente “tipico”, né un tipo di
cucina tradizionale, al di là di una steak o burger house.
Parliamoci chiaro: evitare qualcosa che rientri nella triangolazione
indiano/thailandese/cinese, durante un soggiorno di 5 giorni, è
pressappoco impossibile.
Così mi accingo ad entrare per la
seconda volta (la prima era stata al recurrent di due anni fa) al
Nakorn Thai Restaurant, situato in Wellington road (la stessa del
libanese), accompagnata da altri tre italiani e una tedesca molto
affamati.
- Per quel che possa giudicare della cucina thailandese (non il mio forte), si tratta di un buon ristorante, con una scelta abbastanza ampia di antipasti, noodles, riso e portate principali. Da segnalare i vegetable spring rolls, quelli che in un ristorante cinese prendono il nome di involtini primavera: più piccoli di questi, ma ricoperti da una doratura croccante con, all'interno, un ripieno gustosissimo. Ottima la birra thai, la chang, meno alcolica della nostra e per questo più leggera. Se desiderate concludere la vostra cena con un dolce, a meno che non amiate stuzzicare il fegato, sconsiglio i tocchetti di banana fritta col gelato: la frittura, ovviamente golosissima e accattivante, resta comunque molto pesante, e mandare giù tutti e tre i pezzi sul piatto risulta alquanto difficile. Se dividete il dolce con qualcuno, rappresenta una buona alternativa... altrimenti... non dite che non vi abbia avvisati!
La serata si conclude con il rientro in
hotel e la preparazione per la giornata “definitiva”: quella
dell'esame.
Passerei ben volentieri oltre le nove ore trascorse nella
solita e triste auletta senza finestre (per la cronaca: il test
l'abbiamo passato tutti a primo tentativo, stavolta anche gli
inglesi... segno che qualcosa stia cominciando a cambiare pure
lì??!!), per darvi qualche altra dritta “mangereccia” non
particolarmente gustosa, ma utile per tutti coloro -specialmente i
miei colleghi- che preferiscano trascorrere le serate in hotel a
rilassarsi, piuttosto che in giro per la città.
Di fianco al banco della reception
troverete una miriade di depliant pubblicitari su ristoranti e locali
con consegna gratuita in hotel.
Dopo aver vagliato attentamente le
opzioni, e stabilito di arrestare la mia lievitazione corporea
interrompendo per la giornata l'ingurgitamento di panini e pizze,
opto per un kebab al piatto con contorno di patatine fritte, che nel
giro di 20 minuti viene recapitato alla reception a nessun costo
aggiuntivo.
Ahimè, il discorso è sempre quello:
la maggiorparte dei gestori di rosticcerie, nella zona, ha origini
indiane o thailandesi, e inevitabilmente applica principi della
cucina di origine a tutti i propri piatti, e voi vi ritroverete
davanti ad una montagna di tocchetti di carne che, anziché essere
semplicemente passati allo spiedo, profumano di zenzero e oriente.
La sera dopo, l'ultima del nostro
soggiorno, al termine del fatidico terzo giorno di corso, sembra
andare un po' meglio: decidiamo di festeggiare la conclusione di
questa sosta forzata (che, in fondo, mi ha assolto per 5 giorni dalle
attività di cura e manutenzione della mia casa, oltre che
risparmiato non si sa quali catastrofici giri del mondo), e per
l'occasione ci rechiamo in taxi in un pub del centro, il
- molto carino e caratteristico inglese. Assente il servizio ai tavoli, per cui -una volta scelto il vostro piatto- dovrete recarvi al bancone del bar e, assecondando la fila, avanzare il vostro ordine. Prezzi modici: un panino con hamburger, bacon e formaggio, accompagnato da patatine e anelli di cipolla, più una birra a meno di £ 8. Nel dispenser vicino ai tavoli, salsine gratis a volontà. Molto ampia la scelta dal menù
Tra una chiacchiera e un sorso di
birra, giungiamo al capolinea di questa esperienza, che vede
miseramente fallire il tentativo di sfatare i falsi miti esistenti
attorno alla città di Luton, perfino ad opera delle persone che qui
vivono o lavorano, incapaci di suggellare il loro amore per la città
con frasi zuccherine o dichiarazioni di amore e fedeltà.
Luton, alla fine, è questa: non c'è
alcuno scampo.
E a parte, dunque, qualche consiglio su
cosa e dove mangiare, nient'altro di particolarmente utile sono
riuscita ad aggiungere al vostro imminente o futuro soggiorno in quel
della città “orange”.
Del resto, seduta davanti al finestrino
dell'aereo, penso che neanch'io farò rientro in Italia con chissà
quale bagaglio di approfondimenti su procedure ed equipaggiamenti di
emergenza.
Su qualcosa, però, sento di aver
allargato i miei orizzonti e ampliato le mie conoscenze. E se a
qualcuno di voi il nome di Beppe e Fernando possa suonare come
completamente estraneo, qualcun'altro capirà come ciò che possa
aver appreso dai miei due “tutor”, in questi giorni, abbia
sfortunatamente più le sembianze di un fardello, che di un bagaglio
di conoscenze!
Donne, pochi dolci e meno uova di
Pasqua quest'anno... qui occorre lottare per riprendersi gli uomini!
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