Assidua lettrice di racconti di viaggio (dei Turisti per Caso), e recensore costante su Trip Advisor per quel che riguarda hotel, ristoranti e posti da visitare… Questa sono io, e la mia idea di racchiudere in un'unica pagina, la mia, tutti gli svariati contributi relativi ai miei viaggi nel mondo reale e in quello del gusto, di modo che esperienze, sensazioni, colori, sapori e giudizi possano insieme mescolarsi nel diario di un'esperienza di vita.

Panico da viaggio? Ci penso io! Sarò lieta di aiutarvi in ogni piccolo aspetto organizzativo… Scrivete sul blog o alla seguente pagina facebook: www.facebook.com/viaggiarecongiudizio

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giovedì 4 aprile 2013

HAKUNA MATATA... TANZANIA NEL CUORE


Tanzania... Africa...
Il chiarore di un'alba tra le fronde dei baobab nella savana, e una distesa di tramonti a picco sul mare... il mal d'Africa esiste, ma non è documentabile, se non attraverso le parole di un nostalgico soggiorno in una delle terre più variopinte del mondo.
E se a qualcuno di voi la parola “safari” possa far storcere il naso, beh.. probabilmente nella vera savana non avete mai messo piede... 
Il safari non è quello che si fa con la propria macchinina all'interno del parco recintato di Varallo Pombia... 
Il safari è quello che fai in mezzo a sconfinate distese di arbusti e praterie, attorniata dalla presenza, spesso celata, di esemplari faunistici in totale libertà di movimento.

E' da qualche mese che Francesco esprime la sua volontà di un'avventura all'interno della savana africana, ma io ho già fatto quest'esperienza durante una delle mie soste in Kenia, al parco dello Tsavo East, e l'esperienza, sebbene interessante, non mi ha lasciato la curiosità di riprovare.
Sono alla ricerca di qualcosa di diverso dallo stare un'intera giornata a percorrere chilometri e chilometri su strade asfaltate per guadagnare, successivamente, l'accesso ad un lato e all'altro del parco... E -una volta arrivati- accodarsi ad altre jeep in fila per i flash ad un leone appena svegliatosi.
E' uno dei diari di Turisti per Caso che mi dà l'incipit.. leggo la parola "boat safari", e corro subito ad informarmi... dopo qualche giorno prendo contatto con un'agenzia di viaggi specializzata nella vendita, sul web, di pacchetti di safari abbinati a soggiorni di mare, Haraka Viaggi
E' sufficiente qualche chattata e uno scambio di mail con la disponibilissima Laura, ed ecco il nostro preventivo di viaggio prendere forma: una settimana alla metà di ottobre del 2011, suddivisa in 3 giorni di safari e 4 giorni di mare a Zanzibar.
Dal momento che la scelta ricade su una visita ai parchi del sud, più acquitrinosi e paludosi data la presenza di laghi, diventa indispensabile il ciclo di profilassi antimalarica, e altamente consigliabile il vaccino contro la febbre gialla. Il costo del trattamento è altino, ma vale la pena non rischiare il panico a seguito di punture di insetti! Ovviamente l'utilizzo di altre misure precauzionali è assolutamente indispensabile: evitare colori sgargianti durante le gite in mezzo alla savana (di modo che non attraggano gli insetti), preferire i colori tenui della terra, sul beige e marrone, e dotarsi di spray repellenti. C'è chi consiglia anche l'utilizzo della manica lunga e dei pantaloni, ma mi sembra un pò eccessivo, date le temperature durante il giorno. 
L'unica variabile del soggiorno che ci lascia perplessi è la struttura prevista per il pernottamento durante il safari: niente corrente elettrica, tende in mezzo alla savana, docce all'aperto... Ma coloro che ci hanno preceduto in questa esperienza, su Trip Advisor scrivono solo di esperienze memorabili...
Così ci convinciamo del tutto e, alla mezzanotte di un giorno di Ottobre, saliamo a bordo di un aereo grigio e rosso, destinazione Zanzibar.


Da lì, un aeroplanino della Coastal ci porta a Dar es salaam, e infine alla volta del parco del Selous, al sud della tanzania, grande quanto Lombardia e Piemonte messi assieme. Il volo è memorabile, finalmente capisco cosa significhi volare su un affarino del genere, dove la turbolenza è realmente turbolenza, e la vista si rivela impressionante.
Quando il pilota individua la pista, strabuzzo gli occhi: una lunga striscia sterrata in mezzo al nulla.. o, meglio, in mezzo alla steppa... Benvenuti al Lake Manze, recitano le jeep appostate in prossimità della pista, pronte ad accoglierci per il trasferimento nel campo tendato. 

Il tempo è incerto, il cielo grigio, c'è aria di pioggia; tutt'intorno la natura pullula di vita. Gli impala saltellano di cespuglio in cespuglio, le giraffe ci accolgono con i loro colli lunghissimi.. finalmente riusciamo a scorgere anche le tende... Ciò che vediamo con i nostri occhi supera di gran lunga qualsiasi aspettativa!


5 su 5 stelle
Il campo è inserito totalmente nella natura, integrandosi alla perfezione con la vegetazione tipica della savana e con la sua fauna. 
La presenza di elefanti e impala tutt'intorno al campo, il canto degli uccelli e i versi in lontananza degli ippopotami in riva al lago, ti lasciano una sensazione indescrivibile: svegliarsi nel cuore della notte e individuare l'ombra di un elefante che si proietta nella tenda illuminata dal chiarore di una candela, cenare sotto la luna piena o fare una doccia circondata da alberi secolari (e relativa fauna) ti lascia una sensazione di euforia, mista a pace interiore. È un safari che non finisce mai: dalla jeep alla tua tenda, un continuo circondarsi di natura e animali. 
Le tende sono ben distanziate l'una dall'altra e dotate di tutti i comfort; l'assenza di elettricità dà quel pizzico di avventura in più al tuo soggiorno... e di romanticismo! 
Candele e lampade a olio illuminano il tuo accampamento, e quando ti accingi a spegnerle prima di metterti a dormire... intorno a te il buio interrotto dai soli raggi della luna e un silenzio spezzato dagli animali della notte.. 

Abbiamo partecipato a tutte le attività consigliate dalla "in gambissima" Sara, la manager del campo: jeep, boat e walking safari, inframezzati dall'attività di pesca del pesce gatto. Le guide sono tutte preparatissime e parlano un inglese comprensibilissimo. Qualcuno mastica anche l'italiano, che in Tanzania è una lingua molto studiata,  per via dell'ingente quantità di turisti che dal nostro paese sceglie ogni anno di trascorrere li le proprie vacanze. 
E non solo... moltissime strutture alberghiere sono gestite proprio da personale italiano. 

L'organizzazione è tale che, quando deciderete di partire la mattina molto presto per un safari di mezza giornata, o quando deciderete invece di passare l'intera giornata a caccia di avvistamenti, non potrete non godere della fantastica esperienza del bush breakfast o lunch! 
Le guide porteranno con sè tutto il necessario per apparecchiare in mezzo alla savana solo per voi, e offrirvi una colazione o pranzo di tutto rispetto! 

La qualità del cibo è sensazionale: alla mattina, uova cucinate sul momento in base alla vostra specifica ordinazione, a pranzo e cena un continuo integrarsi di pietanze italiane, inglesi e africane per accontentare tutti i palati.
 Carina l'idea dell'aperitivo pre cena per discutere delle attività del giorno dopo, e gustare snack sempre diversi! 
Da non perdere, qualora siate fortunati e il tempo sia clemente con voi, la cena al chiaro di luna.
 Sedere al tavolo con gli altri ospiti del campo è un'esperienza che dà la possibilità di  condividere con altre persone le sensazioni legate all'andamento del soggiorno, e consente di conoscere individui interessanti.
 

Il primo pomeriggio dopo il nostro arrivo è dedicato all'attività che, su internet, aveva attratto la mia attenzione, e scatenato la mia voglia di tornare a fare un safari: il boat safari. Si tratta di un vero e proprio safari, in esplorazione tra le acque del lake Manze (quello che costeggia il nostro accampamento, da cui quest'ultimo prende, appunto, il suo nome), a bordo di un barchino a motore.  
Oltre ad ispezionare la riva del lago e gli animali che la popolano, ci si imbatte sulle creature che regnano incontrastate tra le acque stesse: ippopotami e coccodrilli... Non potete nemmeno immaginare l'impatto di un "tete a tete" con un coccodrillo che striscia sotto la vostra barca. 
Tutto intorno un silenzio rotto soltanto dal gorgoglio delle acque e dal suono di uccelli variopinti... 
Un'esperienza che raggiunge l'apice non appena la prima rotondità lunare comincia a stagliarsi su di un cielo ancora rischiarato dal pallido astro solare... e dentro ti senti pervadere da una sensazione di pace e tranquillità, in un tutt'uno con la natura e la vegetazione che ti circonda. 

Tra i cespugli in riva al lago si intravede la jeep pronta a recuperarci per il trasferimento al campo tendato, e la prima doccia al chiaro di luna. 
E, pian piano, arriva anche il momento della cena: tante persone delle più svariate nazionalità sedute ad un unico tavolo, per condividere le esperienze della giornata, ed eventuali aneddoti legati ad avvincenti avvistamenti. Tra una chiacchiera e l'altra, si pianifica anche l'attività del giorno seguente. 
Cala la notte sul lake Manze e i suoi abitanti... un tripudio di grilli, uccelli notturni e animali della savana... il fruscio delle fronde degli alberi sollecitati dai passi di chissà quale animale ti culla nel sonno e ti avvia all'alba di un nuovo giorno. 
Sono le 6:30, quando vedo un masai avvicinarsi al nostro accampamento, e immediatamente capisco perchè: un'allegra famigliola di elefanti si appresta ad una gita attorno alla nostra tenda. Meglio aspettare che transitino, prima di uscire dal proprio rifugio, accettando comunque la scorta di questi fidati guardiani vestiti di rosso. 

La giornata si prospetta intensa: a bordo di una jeep con conducente e guida locale, assieme ad un gruppo di altri curiosi viaggeremo per chilometri all'interno della savana, in cerca di avvistamenti e refrigerio all'ombra di baobab. Un "bush lunch" a base di carne e insalata di patate verrà improvvisato nel bel mezzo della natura, prima di ripendere il percorso alla ricerca di zebre, facoceri, babbuini e... 

... eccoli, lontano da noi, bere in una pozza d'acqua all'interno di quella cava.. sono chiaramente loro... due leoni! 

Il conducente sterza all'indietro, e intraprende il percorso fin verso la cava, risalendo per quello che sembra il letto di un torrente ormai prosciugatosi... un tripudio di "clic" fotografici e nuovamente via all'aria aperta, verso le hot springs, per un bagno rigenerante all'interno di cascate di acqua calda nel bel mezzo della vegetazione.
La strada che ci riporta indietro verso il campo tendato riserva ancora numerevoli sorprese ai nostri occhi: così, accanto a scheletri e carcasse di poveri animali, capita di scorgere un leone e una leonessa intenti a.. beh.. l'immagine parla chiaro!

Cala nuovamente il buio sul Selous, e i suoi passeggeri fruitori si accingono ai tavoli dell'aperitivo pre cena, per la pianificazione delle attività del giorno dopo.. 
E' il mattino della pesca al pesce gatto... la barca ci aspetta nuovamente in riva al lago per cogliere, stavolta, i colori e i suoni intrinseci al sorgere di un nuovo giorno... e mentre i miei compagni di viaggio si sfidano ad una pesca senza precedenti, io mi diletto ad imprimere nella memoria della mia mente e della mia macchina fotografica immagini di ninfee. 































La soddisfazione della pesca al pesce gatto si esprime in toto durante il pranzo, quando ai tavoli del nostro campo tendato viene servito quanto pescato in mattinata, avvolto in una pastella croccante. 
E mentre qualcuno dei nostri compagni di viaggio riprende il cammino di esplorazione in jeep, noi optiamo per una passeggiata nella savana, sotto scorta di guardie armate ed un ragazzo esperto di vegetazione e impronte di animali.
Lungo il nostro "walking safari", scopriamo, così, l'utilizzo medicale del baobab e impariamo a distinguere il passaggio di un impala da quello di una iena. 
Un altro dei tramonti africani si staglia sul cielo sopra le nostre teste... e un senso di nostalgia mi pervade... è l'ultimo giorno quì nella savana, e io non voglio andar via... mi mancherà questa sensazione di pace e benessere, le lunghe strade sterrate del Selous mai battute da più veicoli contemporaneamente, gli occhi di una giraffa incuriosita e gli sbuffi notturni dell'ippopotamo in riva al lago. 

Mi mancherà anche questa cena al chiaro di luna, con le orecchie in allerta a scrutare il passaggio di qualche curioso visitatore... e la gioia di vivere dipinta nelle facce delle nostre guide locali.  
Le stesse che, al mattino del nostro ultimo giorno, congedati da un cielo umido e copiosamente piovoso, si mettono alla guida dei loro mezzi per quelle strade che, ormai, causa la sabbia di base e l'acqua dal cielo che sembra non voler dar tregua, sono dei veri e propri pantani.
Raggiungere la piccola pista di decollo è un'avventura: e l'attesa del velivolo che ci porterà via da questo paradiso di fauna e vegetazione sembra interminabile.
Il sorriso nel volto dei nostri amici rischiara anche questo mattino, e sotto ad un'improbabile capanna si ritrovano a bandire una tavola colma di uova, bacon e fette tostate per la nostra colazione. 
Il velivolo sta per atterrare davanti a noi, e una scia di acqua fa seguito alla sua sghemba traiettoria sulla pista: dopo aver sbarcato i nuovi visitatori, il pilota decide che in queste condizioni è impensabile poter ridecollare. 

Così si avventura da solo, con l'aereo vuoto, verso un'altra delle piste del Selous, ove si spera la fanghiglia sia meno viscida. 
Un'altra ora in jeep, tra schizzi di fango e impantanamenti, ci attende prima di raggiungere la nuova pista di decollo. 
Per noi è l'occasione di protrarre il nostro safari, ma la pioggia è implacabile, e la sensazione di umido inizia a pervadere le ossa. 
Eccoci finalmente in quella che reputano la "pista madre"; altri velivoli, provenienti dalle svariate parti del parco, si accingono a decollare con a bordo altri malcapitati come noi. 
Ci siamo quasi... la rapidissima corsa sulla piccola pista di decollo volge ormai al termine, e la natura che prima mi circondava, adesso è sotto ai miei piedi. 










Zanzibar e il suo mare ci aspettano, per un soggiorno che di estivo sembra avere ben poco. 
La delusione si dipinge sui nostri volti, consci del fatto che sarebbe stato meglio restare in esplorazione in mezzo alla savana, piuttosto che raggiungere un luogo di mare in questo tristissimo giorno di pioggia. 
L'Uroa Bay Beach si staglia di fronte a noi... 

3 su 5 stelle
La struttura è abbastanza confortevole, costruita in tipico stile zanzibarino. L'idea della spiaggia privata è ottima, dal momento che ti dà la possibilità di godere a pieno della pace del mare e del sole, senza tuttavia essere continuamente "assaliti" dai tanti ragazzi del posto che circolano nella spiaggia. 

La spiaggia è soggetta al fenomeno delle maree, ma se avete voglia di fare un bagno nell'oceano prima che l'alta marea dia il posto alla bassa, vi consiglio di recarvi in spiaggia intorno alle 9 del mattino. La spiaggia è tenuta pulitissima e continuamente custodita dai Masai: potrete tranquillamente andare in giro a esplorare il villaggio di Uroa e la gente che lo abita, lasciando comodamente le vostre cose ad attendervi sulle sdraio.
  
Lì vicino c'è una scuola locale, è carino pertanto pensare di munirsi di matite e quadernetti da distribuire ai bimbi all'uscita; saranno loro stessi che ve li chiederanno!
 Durante il giorno è possibile godere, sulla spiaggia, di tipici spaccati di vita locale: la presenza di mareggiate consente agli abitanti del villaggio la coltivazione di alghe, che vengono poi essiccate e vendute. 
Potrete, quindi, ammirare uomini, donne e bambini all'opera, e uno sfondo di barche tipiche locali. Il cibo in hotel è abbondante, vario e sicuramente di qualità, dal momento che anche la gestione del villaggio siede ai tavoli dello stesso ristorante durante colazione, pranzo e cena. 
La gestione è italiana: ragazzi disponibili e gentili da risolvere anche un piccolo contrattempo capitatoci qualche ora prima della partenza.
 Nel resort troverete anche un ragazzo in gamba che organizza escursioni; è vero, sulla spiaggia ci sono i beach boys che offrono le stesse escursioni a prezzi decisamente inferiori, e magari hanno anche più bisogno di guadagnare dei soldi per sopravvivere, rispetto al personale che lavora in hotel. Ma è anche vero che se prenoti le escursioni con i ragazzi dell'hotel hai tutta una serie di garanzie che gli altri potrebbero non offrirti... per cui, approfittando del fatto che il costo delle escursioni proposteci in hotel non era poi così esagerato, abbiamo optato per questo. Una pecca individuata nella struttura, il bagno della nostra camera: nonostante la struttura sia molto nuova, il bagno sembra vecchiotto e un pochino malandato.. ma direi decisamente che non è questo il piccolo dettaglio che determinerà la qualità dell'esperienza del vostro soggiorno!!!

La pioggia sembra non voler dar tregua, e capiamo che il futuro del nostro soggiorno non sarà certo quello di sguazzare indisturbati tra le cristalline acque dell'Oceano Indiano... anche perchè, parliamoci chiaro... bello quanto vuoi, ma pieno zeppo di alghe e soggetto al fenomeno delle mareggiate... per di più, impossibile stendersi sulla fine sabbia dorata senza esser presi d'assalto dai tanti indigeni del posto... 
Insomma, realizziamo immediatamente la necessità di pianificare in maniera alternativa il resto della nostra settimana. 
Pena: un prolungato esilio in camera. 
Individuiamo, in hotel, l'ufficio preposto all'organizzazione delle escursioni, e incontriamo -così- per la prima volta "Pippo Inzaghi" (tutti a Zanzibar hanno un tifo sfegatato per i nostri calciatori, e adottano i loro soprannomi). Questo simpaticissimo ragazzo di colore, disponibilissimo e dalla parlantina in italiano quasi perfetta, si offre di farci da guida per i giorni successivi, e con lui pianifichiamo un insieme di possibili itinerari. 
Il momento della cena in hotel risulta, così, meno triste, con la consapevolezza di aver dato un'alternativa a degli inesistenti giorni di mare. 
Il pomeriggio del giorno dopo, di fronte ad un cielo ancora coperto, e con la nostalgia dei paesaggi della savana nel cuore, ci accingiamo all'esplorazione delle piantagioni di spezie. 
L'idea di camminare all'interno di una giungla ha un fascino tutto suo... a questo, aggiungete anche la possibilità di annusare, toccare e -talvolta- assaporare ogni singola spezia, e le sapienti delucidazioni della nostra guida circa il loro utilizzo... Uscirete da questo labirinto paludoso e fangoso con davanti agli occhi lo spettacolo di un giovane arrampicato ad una palma di cocco mentre canta, e attorno al vostro polso e in cima alla vostra testa degli omaggi realizzati dalle persone del posto intrecciando sapientemente le foglie di palma. 


La macchina diretta a Stone Town ci aspetta... La capitale zanzibarina si manifesta come un intruglio di viuzze, mosaici e biciclette, tutt'intorno al grande e variopinto mercato. 







Un giro è d'obbligo tra i colori, gli odori e anche i sapori di questa terra, nonostante lo stordimento generale ti prenda d'assalto. 

Dopo aver ammirato il tramonto dalla veranda del Palazzo delle Meraviglie, con un sole a picco sull'antistante Prison Island, ci concediamo un aperitivo su una meravigliosa terrazza vista mare. 










La prima metà del pomeriggio seguente, la dedichiamo alla foresta di Josani, conosciuta anche come "foresta delle scimmie rosse". 
Qui, decine di scimmie dalla colorazione fulva saltellano intorno a te, consapevole spettatore di questo strabiliante spettacolo della natura, immerso in una lussureggiante foresta di mangrovie.
Ad attenderci, poco dopo, al porto di Stone Town, una barchetta diretta a Prison Island, l'isola delle tartarughe giganti. Curioso ammirare come, sul guscio di ciascuna di esse, sia inciso con un pennarello l'età corrispondente: esemplari di oltre 150 anni sollevano il "piccolo" capo a divorare avidamente l'erbetta direttamente dalle vostre mani. 

Il nostro soggiorno volge rapidamente al suo termine. 
Resta un'ultima giornata da vivere: e anche il sole vuole farci un regalo, sbucando timidamente dalle nuvole di un cielo comunque grigio e velato.
Ne approfitto per tuffarmi nelle acque dell'Oceano quando ancora tutto intorno a me è assopito: sono le 8:30 e l'acqua è cristallina. Il suo livello è ancora ottimale per potersi immergere pienamente, e gusto il tepore dei raggi del sole sulla mia pelle. 
Piano piano il villaggio si risveglia, e stuoli di bambini ci vengono incontro con occhioni pieni di speranza e bocche anelanti caramelle e dolciumi. Per loro abbiamo quaderni e matite colorate, ed è subito festa. 
Una di quelle scene che ti riempiono il cuore... questo cuore che sento di aver lasciato qui da qualche parte, tra le fronde dei baobab della savana.... Spero di tornare a riprenderlo al più presto....



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