Assidua lettrice di racconti di viaggio (dei Turisti per Caso), e recensore costante su Trip Advisor per quel che riguarda hotel, ristoranti e posti da visitare… Questa sono io, e la mia idea di racchiudere in un'unica pagina, la mia, tutti gli svariati contributi relativi ai miei viaggi nel mondo reale e in quello del gusto, di modo che esperienze, sensazioni, colori, sapori e giudizi possano insieme mescolarsi nel diario di un'esperienza di vita.

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mercoledì 24 luglio 2013

SARDEGNA... day 5 (L'Iglesiente)


La ricca colazione imbandita da Tommaso e dal padre Remigio, attorno all'elegante tavolo del soggiorno, sarà la mia occasione di riscatto.
Devo cancellare l'immagine di una donna "zeccosa", e i racconti di Francesco sulla sua professione lasciano a bocca aperta padre e figlio: può mai un pilota decidere di trascorrere la sua vita con una "barbona pulciosa"?!
Il condiviso interesse tra Tommaso e Francesco per le macchine da rally, poi, è il toccasana... 
La mia reputazione è finalmente salva... 
Arbus ci saluta con un cielo grigio e incerto, e noi dirigiamo Panda Pazza alla volta delle dune di Is Piscinas, addentrandoci all'interno del parco minerario della zona.

L'accesso alla spiaggia e alle dune avviene percorrendo una strada tracciata in quella che, una volta, era una cava. 
Tutt'intorno vecchi edifici abbandonati. Mi pervade una strana sensazione. 
E' come se percepissi nell'aria la sofferenza delle persone costrette a lavorare in quelle miniere. 
Il cielo cupo e il vento spengono ulteriormente la "luce" del posto. 
E poi, ad un tratto, vedo lui... un cartello... un semplicissimo cartello azzurro apposto ad un cancello in prossimità della spiaggia.
"Casa di reclusione Is Arenas".
Bastano solo queste poche parole per spiegare quel senso di depressione avvertito poco prima, in una zona che, sebbene oasi naturale di bellezza, da secoli comunque raccoglie la sofferenza di chi all'interno ci vive o ci lavora condividendo un medesimo stato di reclusione forzata. 
Parcheggiamo poco più avanti, e davanti a noi si apre questa famosa spiaggia con dune: il vento è troppo forte, il paesaggio alle spalle è spettrale. 
Il luogo non riesce ad incantarci come vorremmo, quindi risaliamo in macchina direzione sud, verso Buggerru, piccolo paesino dell'Iglesiente, inserito nel circuito minerario della zona. 
L'appuntamento è alle 12 in punto alla miniera Henry: ad accoglierci un casco, una torcia e un trenino diretto nei meandri della miniera, ad esplorarne il percorso e il meraviglioso paesaggio. 
La miniera si trova a strapiombo sul mare, e gode di un panorama invidiabile. 
Chiaramente poco usufruibile e alquanto indifferente agli occhi di chi, ogni giorno, si recava in loco per il lavoro massacrante di estrazione.
La curiosità dell'operazione di lavaggio e pulizia del minerale ci porta, dopo pranzo, a spingerci verso Masua e Porto Flavia, di fronte allo scoglio del Pan di Zucchero, dove poco più avanti è situata la laveria Lamarmora.
Siamo a Nebida, e i vecchi edifici della laveria sorgono a strapiombo su un mare cristallino, e ai miei occhi ricordano tanto una vecchia tonnara. 
Circa 300 i gradini a picco sul mare, per avvicinarsi alla struttura purtroppo recintata e chiusa al pubblico. Traete voi le conclusioni nel risalirli....
La voglia di relax ci assale, la strada per Portovesme è breve: di fronte, le navi traghetto per raggiungere l'isola di San Pietro, conosciuta anche come Carloforte, dal nome del suo villaggio principale.
Numerose le sensazioni all'arrivo in questo angolo incontaminato: è la terra adottiva di una persona a me molto cara; grande, dunque, la voglia di esplorarla e conoscerla al meglio. 
Sembra, però, che l'isola non abbia voglia di accogliermi come meglio potrebbe... 
Le scarsissime indicazioni stradali (su quelle che, tuttavia, sono le uniche due strade in croce percorribili in macchina) ci impediscono di raggiungere spiagge e calette indicate sulla guida e sulla piccola mappa dell'isola, che dalle foto sembrano di una bellezza inestimabile. 
Traverse non segnalate, parcheggi non indicati... facciamo ben tre tentativi su tre diverse spiagge dell'isola, senza successo.
L'unica realmente accessibile è "La Caletta", ma il vento soffia molto forte e su quest'isola ricorda tanto il fastidiosissimo meltemi greco. Ci spingiamo oltre, in direzione del faro di Capo Sandalo. Un sentiero percorribile a piedi dovrebbe portarci li vicino, mentre un altro dovrebbe accompagnarci giù a strapiombo sul mare. Lasciamo la macchina nel grande piazzale da cui partono entrambi i sentieri, ma.... imboccato quello a strapiombo sul mare, ci rendiamo conto di non riuscire a raggiungere quello diretto al faro. Di quest'ultimo sentiero nemmeno l'ombra, eppure si vede li che si inerpica sulla falesia. Percorriamo la strada su e giù alla ricerca di un punto di imbocco, ma nulla.
Assente.
Quel sentiero sembra proprio fantasma. 
Con la delusione dipinta nel volto, e il sole ormai basso all'orizzonte, facciamo rientro al nostro graziosissimo b&b, situato nel cuore della città di Carloforte:

Situato in cima alla pittoresca scalinata che giunge in centro, il b&b gode di un panorama meraviglioso, su tutta la splendida città di Carloforte. 
L'accoglienza di padre e figlia vi farà, poi, sentire davvero come a casa vostra, tra piccoli accenni di parole in siciliano (che riempiono e inorgogliscono il mio cuore) e suggerimenti e aneddoti su posti da visitare. 
E i biscotti fatti in casa delizieranno le vostre colazioni.
La nostra camera era quella più piccolina, arredata nei minimi dettagli come un piccolo "acquario": stelle marine, conchiglie e l'azzurro delle mattonelle nel bagno ti fanno come immergere in questo splendido "mare". 

E' ora di cena, chiediamo informazioni sui ristoranti migliori e ci dirigiamo sicuri all'Osteria della Tonnara, sulla strada che costeggia il porto. 
Il locale è stracolmo di gente, veniamo -nemmeno troppo gentilmente- rimbalzati fuori e inizierà il nostro calvario.
Quello di un lunedì sera in una piccola isola sulcitana: qualsiasi ristorante chiude per riposo settimanale, e i pochi rimasti faticano a trattenere all'interno la quantità di clienti che vi si riversa. 
Un'ora di camminata in lungo e largo, in salita e in discesa per i numerosi vicoletti del posto, prima di poter saziare un appetito via via crescente:

035
2 su 5 stelle
Lunedì sera, a Carloforte: un dramma. 

Ci troviamo a scarpinare su e giù per la città alla ricerca di un locale aperto per cena; non sappiamo che questa sia la serata dedicata al riposo. 

Finalmente, alla fine del viale che costeggia il porto, intravediamo un'insegna luminosa... è un ristorante... si mangia!

La voglia, appena salpati su questa isoletta, è di pesce freschissimo, tonno possibilmente... e il menù, snocciolato dalla gentilissima cameriera che ci accoglie, sembra poter soddisfare le nostre esigenze.

Cominciamo con una tartara di tonno: freschissimo il pesce, eccellente il modo in cui è condita...
 
Pensiamo di essere capitati nel posto giusto, seppure per sbaglio!

Ma poi... 
... Arrivano i primi... dei semplicissimi primi piatti, nulla di elaborato: uno nuota nella sua acqua di cottura... l'altro... beh, lo spaghetto ai ricci è quanto di più insipido abbia mai assaggiato.
 Rendere un piatto di spaghetti ai ricci talmente insignificante è uno sbaglio imperdonabile... oltre che impresa difficilmente replicabile!

Come è possibile partire alla grande e precipitare su ciò che nella cucina italiana c'è di più semplice, vale a dire la pasta?

Scopriremo poi, parlando con la gente locale, che il posto è più rinomato per la carne.

Per il costo che ha, si trova decisamente meglio altrove.

L'esperienza infelice della cena si somma all'inutile girotondo pomeridiano alla ricerca di spiagge da fotografare, rivelatesi inaccessibili.
L'isola è inospitale... questo è ciò che, amaramente, ci viene da pensare.
Meglio dormirci su e darle un'altra possibilità.
Domani ci proveremo di nuovo.

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