Assidua lettrice di racconti di viaggio (dei Turisti per Caso), e recensore costante su Trip Advisor per quel che riguarda hotel, ristoranti e posti da visitare… Questa sono io, e la mia idea di racchiudere in un'unica pagina, la mia, tutti gli svariati contributi relativi ai miei viaggi nel mondo reale e in quello del gusto, di modo che esperienze, sensazioni, colori, sapori e giudizi possano insieme mescolarsi nel diario di un'esperienza di vita.

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sabato 17 agosto 2013

SARDEGNA... day 6 (Carloforte - Isola di S. Pietro)


Un tiepidissimo sole ci accoglie, al mattino, nella splendida terrazza sui tetti della città.
Tra gocce di cioccolata immerse nella frolla di un biscotto e fette di profumatissima crostata appena sfornata, scambiamo due chiacchiere con il signor Salvatore, colui che proverà a svelarci i segreti più intimi di quest'isola che -ahimè- troppo tempo sta impiegando per disvelarsi completamente ai nostri occhi. 
Facciamo tesoro delle parole, ma a tradirle saranno -ancora una volta- le scarse indicazioni presenti sull'isola. 
Decidiamo di iniziare la giornata con una passeggiata ristoratrice a bordo delle saline poco fuori il viale principale del paese: una pista corre ad anello cingendo metà della vastissima distesa di acqua. 

Sarà il pretesto per un'oretta abbondante di escursione con avvistamento di fenicotteri rosa e volatili della medesima famiglia. 
Poco sopra il circolo navale, la pista si interrompe e ci rigetta in mezzo alla strada. Riprendiamo la via del ritorno verso il parcheggio, e ne approfitto per una velocissima capatina all'interno dell'Osteria della Tonnara, che poco a poco mostra segni di risveglio dopo l'affollatissima nottata appena trascorsa.
Nonostante il trattamento poco cordiale ricevuto la sera prima, siamo fortemente motivati a provare la cucina di questo tanto decantato Andrea, e colgo l'occasione della passeggiata in riva allo stagno (praticamente adiacente al locale) per prenotare un tavolo per la cena di quella sera. 
Quindi, orientiamo il musetto di Panda Pazza a nord, fin verso la tonnara
 Scorci di una vecchia costruzione, un tempo adibita alla pesca e alla lavorazione di quello che -in queste acque- da sempre regna incontrastato, lasciano il passo ad uno spiazzo antistante una costruzione di epoca recente. 
Un cartello ci conduce all'ingresso del diving center, da cui partono le visite guidate alla "nuova" tonnara. 
Per la modica cifra di € 5 a testa, ci guadagniamo l'ingresso nel tempio del tonno, uno degli ultimi ormai in funzione in tutta Italia. 
La visita in sè potrebbe essere molto più interessante di come viene realmente condotta: gli aneddoti e la capacità espressiva della nostra guida attraggono totalmente l'attenzione, e cresce la curiosità e la voglia di esplorare posti che, purtroppo, rimangono serrati ai nostri occhi senza che ne comprendiamo realmente il motivo. 
A circa 10 minuti dall'inizio del discorso della guida, il cancello che consente l'ingresso al piazzale della lavorazione del tonno viene chiuso davanti ai nostri occhi, a causa di un bottino alquanto interessante: sembra che un tonno e qualche pesce spada siano rimasti impigliati tra le reti del mare, e un'intera squadra si mobilita per portare in "salvo" il bottino della giornata, procedendo alle operazioni di lavaggio e pulitura blindati dietro le sbarre di questo cancello, come se noi umili osservatori potessimo rubare con il solo sguardo i segreti di un mestiere che si tramanda di generazione in generazione da secoli. 
Riesco a scattare una foto senza farmi notare... ma è come se stessi commettendo il più grande dei reati. 
A spettacolo terminato (cioè a piazzale ripulito), dopo circa mezzora, il cancello riapre ai suoi spettatori ancora incuriositi. 
Molta è la curiosità di visitare almeno i locali della lavorazione e dell'inscatolamento dell'inimitabile tonno a pinna blu (meglio conosciuto come tonno rosso), ma anche in questo caso qualsiasi via d'accesso sembra inibita.
Non ci resta che un misero giro nel grande piazzale, dove fino a qualche minuto prima era in corso una vera e propria "danza", ad osservare meandri di reti e attrezzature ormai dismesse.
Perché non sia possibile assistere allo spettacolo di pulitura, lavorazione ed inscatolamento del tonno, tutt'oggi mi è ancora poco chiaro.
Il profumo penetrante del mare, la sua scia biancastra lungo la stradina che ci riporta al parcheggio, e l'inconfondibile odore del luogo in cui siamo spronano il nostro appetito. 
Optiamo per una pausa pranzo veloce e, per quanto possibile conoscendo me e Francesco, leggera.
Ci torna in mente l'immagine di una pescheria/gastronomia a pochi passi dalla famosa Osteria della Tonnara:


PESCHERIA SANDOLO
3 su 5 stelleCi potesse essere il mezzo punto, il mio giudizio sarebbe senz'altro un 3,5.

Non 4, dal momento che non si tratta di un ristorante, e i piatti sono lì pronti per essere semplicemente scaldati (o portati via, qualora preferireste fare un take away).
 
Ma sicuramente molto più di un semplice 3.

Potete trovare tantissima scelta; non perdete (se dovesse essere tra le proposte del giorno) la fregola con le vongole... squisita! 
Il servizio è impeccabile e calorosissimo.
 Da non perdere la visita all'adiacente bottega, dove troverete "souvenir" mangerecci da portare via con voi, tra cui bottarga, mosciame e ventresca.

Consigliabile per una pausa pranzo leggera... anche dal punto di vista del portafogli.

Il caldo inizia a farsi opprimente, in quelle che sono le prime ore del pomeriggio. 
Ho voglia di rimettere a posto i capelli, ormai scompigliati dall'eccessivo vento dell'isola. Giro per il paese semideserto a quell'ora, in cerca di qualche salone di bellezza, e mi imbatto in scenari che riempiono il cuore ma al tempo stesso stordiscono la mente con la loro totale bizzarria. Ciascuno dei 3 saloni che visito è al completo per la giornata... Scopro, così, che a Carloforte la gente decide in anticipo quando voler lavare i propri capelli, e nemmeno un'attesa fuori appuntamento, anche se sfiancante, ti viene concessa. Se il salone è pieno, non c'è storia... della serie "ritenta, sarai più fortunata".
La signora Maria sembra disobbedire alla regola, e trova un posticino anche per me, in quello che sembra un salone uscito da una vecchia soap opera. Un monitor al plasma, strategicamente posizionato tra i vecchi lavatesta e le poltrone di bellezza, trasmette i contenuti de "La vita in diretta", che ospiti e inservienti non esitano a commentare: dalla crisi economica al meteo che finalmente cede il passo all'estate, un brulicare di espressioni dialettali rompono il silenzio di una forbice che scorre tra i capelli, a riprodurre un taglio in voga molti anni fa. 
C'è ancora tempo per un giro attraverso l'isola, che ci porta ad esplorare (o, almeno, tentare di esplorare nuovamente, dopo il misero fallimento del giorno precedente) la parte più a nord, tra le falesie che circondano la naturale piscina di Nasca, un piccolo bacino naturale in cui si riversano le acque del mare, soprattutto quando in tempesta come in questi giorni di vento. 
Poco più in la, verso est, in un intreccio di strade che sembrano senza fine, seguiamo le indicazioni per l'hotel Guardia dei Mori, e da li proseguiamo sempre più su per una stradina che ci porta in una zona "incantata": dalla pavimentazione stradale alla vegetazione, tutto qui su ha un fascino particolare, legato a questo senso di solitudine e al silenzio che incombe tutto intorno ad una vecchia costruzione ormai abbandonata, probabilmente un ex faro. 
Ancora una volta, ciò che vorremmo sapere sul posto in cui siamo risulta illegibile dalla consultazione di mappe o stradari dell'isola.
Siamo in mezzo al nulla... e non che ciò ci spaventi particolarmente... sarebbe bello, però, sapere qualcosa in più su questa struttura abbandonata e sul percorso intrapreso per giungere fino a qui. 
Casualmente (e non potrebbe essere diversamente), imbocchiamo la strada che ci porta nuovamente dritti in direzione del paese... 
Il sole è già basso all'orizzonte, e le luci di taverne, ristoranti e locali illuminano il viale cui sono ormeggiate le giganti navi traghetto.
E' l'ora di testare la cucina di Andrea, all' OSTERIA DELLA TONNARA:

4 su 5 stelle
Fortuna che la prima impressione non ci abbia tolto la voglia di tornare... la cena è un'esperienza totalmente differente, sebbene con lo stesso cameriere che la sera prima ci aveva rimbalzati senza troppi giri di parole.

Il servizio è impeccabile: a parte la gentilezza e la professionalità dei camerieri (perdoniamo lo scivolone della sera prima, causa eccessivo carico di lavoro), la figura dello chef in sala, che aggirandosi tra i tavoli chiede se tutto sia di gradimento, è qualcosa che fa notevolmente la differenza.
 Personalmente, mi piace vedere la persona che, in quel momento, sta preparando la cena per me... e se poi si avvicina ai tavoli dei clienti offrendo un assaggio di cous cous fuori menù (e, naturalmente, fuori conto), capite come poco ci voglia per conquistare cuori e pance dei commensali.

A volte, in effetti, basterebbe così poco per rendere eccellente un servizio... eppure è così facile perdersi...

Piccolo suggerimento: le patatine... se anzichè congelate fossero tagliate a mano (fresche, per intenderci), la cena avrebbe un ulteriore valore aggiunto...
Stra consigliata la prenotazione!

La giornata volge, ormai, al termine.
E' tempo di tornare in camera a rifare la valigia: dopo questa brevissima pausa di due giorni, domani riprenderemo il tour in lungo e largo dell'isola... 
Alla ricerca di posti che, magari meno selvaggi e autentici di questa seppur splendida isola, riescano ad avvolgerci meglio con il loro calore e la loro ospitalità. 

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