Assidua lettrice di racconti di viaggio (dei Turisti per Caso), e recensore costante su Trip Advisor per quel che riguarda hotel, ristoranti e posti da visitare… Questa sono io, e la mia idea di racchiudere in un'unica pagina, la mia, tutti gli svariati contributi relativi ai miei viaggi nel mondo reale e in quello del gusto, di modo che esperienze, sensazioni, colori, sapori e giudizi possano insieme mescolarsi nel diario di un'esperienza di vita.

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lunedì 30 settembre 2013

SARDEGNA... day 9 (Il Gennargentu e l'Ogliastra)


Risveglio a casa Camboni: colazione e ultime chiacchiere con Cristiano, prima di cominciare una giornata che ci vedrà nomadi per un numero infinito di ore, alle prese con la circumnavigazione del Gennargentu. 
Il programma della giornata, come si evince dalla foto di "copertina" del diario, prevede una quantità illimitata di chilometri, con l'obiettivo di scoprire le zone più interne dell'isola, dai monti del Gennargentu alle Barbagie. 
Scopriremo solo dopo che si tratta di un giro poco interessante dal punto di vista paesaggistico, caratterizzato da stradine tortuose e tremendamente lunghe.
Ma valeva la pena tentare. 

Da San Vito ci immettiamo lungo la strada litoranea che ci porta a Tortolì, rinomato centro balneare di questa zona orientale della Sardegna, fornito anche di un piccolo aeroporto a destinazione commerciale. 
Dopo aver consumato un veloce pranzo in uno dei tanti bar del vialone di accesso alla città, ci dirigiamo alla volta di Lanusei, e da lì comincia un intenso pomeriggio di rapporto ininterrotto coi sedili di Panda Pazza, su e giù per le strade che tortuose si arrampicano quasi ad avvolgere i monti del Gennargentu, con le ginocchia di Francesco che ad un certo punto reclamano pietà e una voglia matta di richiudere il cerchio di questo matto girotondo.
La SS 198 è quella che imbocchiamo a Lanusei: dopo circa mezzora di macchina ci rendiamo conto di aver percorso a stento soltanto una decina di chilometri... 
La freccetta che indica la nostra posizione lungo la mappa dell'iPad si muove a malapena, prendendosi beffa delle nostre intenzioni viaggerecce. 
Se solo avessi saputo cosa mi sarebbe capitato davanti agli occhi, di sicuro avrei arrestato la folle marcia contro il tempo per godere a pieno dello spettacolo regalatoci dal primo dei paesi incontrati sul nostro percorso: Gairo Vecchio.
Appena lasciato un insignificante paese alla nostra destra (che scoprirò essere l'attuale paese di Gairo), scorgo davanti ai nostri occhi dei palazzi in rovina, e mentre Panda Pazza sfreccia davanti alle facciate dei tempi che furono, osservo stradine di accesso a questo museo a cielo aperto, recanti ancora le targhe con i nomi delle vecchie vie. 
E' solo una frazione di secondo, Panda Pazza è già avanti centinaia di metri da questo piccolo teatro, ma ai tornanti successivi, quando la strada statale scende dalla collina del paese di Gairo per arrampicarsi su al paese di fronte, ecco che uno degli spettacoli più scenografici si spalanca ai nostri occhi. 
Di fronte a noi, dalla parte opposta della collina su cui ci troviamo adesso, il nuovo paese di Gairo sovrasta le rovine e le macerie di Gairo Vecchio, in un colpo d'occhio senza precedenti.
Ci fermiamo al bordo della strada per fare decine di foto. E l'immancabile Safari inizia a snocciolare in rete informazioni circa la storia incredibile di questi due paesi, il primo colpito da un alluvione anni fa, e il secondo costruito letteralmente pochi metri sopra alle sue spalle.
Se la strada non fosse stata così lunga e impegnativa, avrei sicuramente invertito rotta per respirare l'atmosfera di abbandono e di associato fascino di questo splendido paese fantasma. 
La ricerca di posti simili in tutta la regione diventerà una specie di ossessione...
All'altezza di Sadali scegliamo di imboccare una specie di scorciatoia a questo lungo girotondo, e attraversando i paesi di Seulo, Gadoni, Aritzo e Tonara ci ritroviamo nuovamente sulla SS 198 e svoltiamo in direzione di Fonni. 
La prossima meta è Orgosolo, paese famoso per i tanti murales incisi sulle facciate delle abitazioni. Qui ci fermiamo a consultare mappe e guida, e scopro che poco più a nord di Nuoro si trova il santuario di San Francesco di Lula, dalla storia parecchio interessante: legenda vuole che questo santuario sia stato costruito da alcuni banditi nuoresi come ringraziamento al santo per averli aiutati nel dimostrare la loro estraneità di fronte ai delitti di cui erano accusati.
La strada che si dirige al santuario è piana e scorre liscia rispetto ai tornanti tortuosi su cui eravamo qualche minuto prima. 
La zona è circondata da un'aura densa di fascino e mistero. 
L'idea del santuario costruito come posto di preghiera per latitanti ci inquieta ma al tempo stesso ci incuriosisce. 
E' su questa strada che fantastichiamo l'idea di essere inseguiti da una vecchia jeep con due uomini a bordo, che all'apparenza appostata all'angolo di una strada sterrata, si rimette in marcia appena dopo il nostro passaggio. 
Francesco accelera, ma loro sembrano andare più veloci e ci tallonano. 
Prego il santo ove siamo diretti perchè, per una volta, possa aiutare me e non il bandito che mi insegue. 
Scorgo il piazzale del santuario davanti ai miei occhi e arrestiamo la nostra marcia li. 
La jeep procede oltre. 
Era solo un film. 
Del resto, dopo essere sopravvissuti alle stradine deserte della Barbagia sarebbe stato poco onorevole arrendersi su questo mega stradone. 
Purtroppo il santuario è chiuso: cancelli serrati senza alcuna indicazione circa visite e orari. 
Scendo dalla macchina e faccio un giro a piedi lungo tutto il perimetro della struttura. Sembra abbandonato. Eppure mi piace ricamarci su storie intrise di avventura. 
Come quella di qualche istante prima. 
Magari la jeep è appostata dietro l'angolo e ci osserva. 
Magari sono stanca e ho bisogno di andare a riposare, prima che la mia mente se ne inventi una più del diavolo. 
Sulla strada che si allunga verso il mare, nei pressi di Dorgali, scopriamo un agriturismo da mille e una notte. 
Sarà il nostro punto di ristoro per la cena e per la notte... assieme all'inizio di una nuova avventura... l'ennesima della giornata. 
  
           AGRITURISMO BIRIDDO
4 su 5 stelle
Meravigliosa struttura completamente immersa in una campagna di 24 ettari, popolata da asini, pecore  e mucche. 
Le camere sono disposte in una struttura a semicerchio, indipendente rispetto al corpo centrale e alla sala adibita ai pasti. 
Accoglienza calorosa, anche a seguito di qualche piccolo problema occorso durante l'escursione nella campagna circostante. 
Cena abbondante, a base di prodotti locali.
Posizione agevole per raggiungere il mare di Cala Gonone. 

Per cena aspettiamo all'agriturismo un nostro amico/collega, anche lui di nome Francesco, attualmente impegnato in un giro per la Sardegna a bordo del suo bolide a due ruote. 
Siamo quasi al tramonto, manca poco più di un'ora alla cena. 
La campagna circostante ci affascina e prima di una bella doccia sentiamo la voglia di una passeggiata salutare in mezzo alla natura. 
Pierpaolo (il gestore dell'agriturismo) ci indica il percorso. 
Ci avviamo in mezzo al nulla con i nostri pantaloncini a mezza gamba e le scarpe di tela; un gregge di pecore a farci compagnia. 
La distesa di grano ambrato dalla luce del sole che tramonta è suggestiva. 
Tutt'intorno ronzio di mosche, canto di cicale e il profumo delle erbe selvatiche. 
A metà del percorso tracciato da Pierpaolo ci troviamo immersi letteralmente nella natura: i campi non più arati ci avvolgono con la sterpaglia fino a metà polpaccio. 
Ci viene difficile individuare il sentiero.
Ma Francesco è sempre stato il navigatore della coppia. "Io mi oriento sempre" è il suo grido di battaglia, e conduce me e il mio sguardo perso nel nulla verso il sentiero.. o, meglio, quello che lui crede sia il sentiero. 
Ci ritroviamo davanti ad una recinzione con filo spinato. 
Il sole è già molto basso all'orizzonte.
Una mucca pascola tranquilla e ignara. 
Steve Jobs ci viene in soccorso, e riempie di tacche per il segnale il nostro iPhone.
Francesco chiama Pierpaolo e prova a spiegargli dove siamo finiti. 
Crede di aver capito quale strada fare. 
Io, in realtà, credo che sia Pierpaolo a non aver capito dove siamo finiti. 
Con molto coraggio, provo a spingermi oltre la siepe di filo spinato, facendo attenzione a non restare impigliata. 
Le gambe mi prudono, la sterpaglia è altissima e pezzetti di erbacce si sono conficcati dentro le mie scarpe. 
Di fronte a noi un immenso campo arato e un trattore al centro: alle spalle una casa.
Bingo, ce l'abbiamo fatta!
A passo spedito ci avviamo verso il campo arato, quasi correndo verso la salvezza. 
Ma un canale d'acqua separa lo spazio dove siamo noi adesso da quel campo che diventa sempre più un miraggio. 
Non possiamo andare oltre. 
Siamo bloccati in mezzo al nulla, dispersi in mezzo alla campagna!
Francesco prova ad andare più avanti alla ricerca di un ponte che possa permetterci di oltrepassare il guado. 
Da lontano mi fa segno di vittoria, e mi avvio correndo verso di lui. 
Abbiamo conquistato il campo appena arato e ci dirigiamo verso la casa alle sue spalle.
Sappiamo non essere il nostro agriturismo, ma non sarà poi così lontana!
Francesco chiama nuovamente Pierpaolo, ma questi sembra non capire di quale casa si tratti. 
Dei cani ci abbaiano contro, attraversare il cortile potrebbe essere pericoloso. 
Pierpaolo ci suggerisce di tornare indietro al campo arato e al trattore e di aspettarlo li. 
Il sole è ormai andato. 
Dopo qualche minuto scorgiamo un mezzo motorizzato nella nostra direzione: è lui che ci è venuto a recuperare a bordo di un trattore!
Esausti saliamo a bordo dell'originale veicolo e facciamo rientro in agriturismo, dove l'amico Francesco e un'altra ospite inglese sorseggiano vino come aperitivo e ridono alle nostre spalle per la disavventura. 
Le gambe sono dolenti.
Un'ottima cena è ciò che ci vuole, seguita da una doccia calda. 
Per domani vogliamo solo relax.

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